bdsm
Voglio continuare
di nientediserio71
15.04.2024 |
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"Il colpo è concentrato su una superficie più piccola e ogni colpo è bruciante..."
La voce del navigatore sul cellulare è perentoria: «Sei arrivato. La tua destinazione è sulla destra.»
Lei è davanti a una palazzina gialla appena fuori da un parco. Parcheggia la sua macchina e la guarda. È ancora indecisa se scendere e andare all'appuntamento per questo gioco che tante volte ha immaginato e che potrebbe diventare realtà. I pensieri si sovrappongono senza che lei abbia neppure la forza di spegnere il motore.
Di lui sa pochissimo anche se l'ha già incontrato. Sa che è più grande di lei, molto più grande di lei. Ha più o meno l'età dei suoi genitori. Questo pensiero la tiene in bilico e mentre guarda le macchine passare sulla strada è tentata di ingranare la marcia e andare via. Ma è un attimo e il desiderio di scoperta la riporta in equilibrio.
Guarda lo specchietto e vede gli occhi ben truccati di una giovane donna affamata di vita e libertà. Controlla che il trucco non abbia sbavature, la treccia ai suoi capelli sia perfetta.
Si sente più sicura ora. Può spegnere il motore e scendere.
Sale i gradini e quando arriva al pianerottolo sente la sua voce: «da questa parte». È vestito come lo ha visto spesso nelle sue foto: camicia chiara con le maniche arrotolate, gilet, cravatta un po' lenta e pantaloni in tinta. Entra nel suo appartamento.
La sala è spaziosa: divano bianco con uno sgabello nero al centro e un tavolo nero aperto, come se lo si fosse voluto allungare lasciandolo a metà, poco più dietro.
Dopo essersi guardata intorno torna sugli occhi di lui che la guardano dritti nei suoi.
«Spogliati».
La giovane donna comincia a sbottonare la mantellina che indossa, lasciandola cadere. È completamente nuda sotto. Era parte della sua preparazione: «Indossa solo l'essenziale», le aveva scritto la sera prima e lei aveva subito deciso per questo capo semplice e per le scarpe col tacco alto. Nulla di più.
«Inginocchiati sullo sgabello», un altro ordine dato con voce ferma. Mentre lei esegue lui si avvicina al tavolo e prende una lunga bacchetta nera che non si poteva notare e poi le gira intorno controllando la sua postura.
«Divarica un po' le gambe. Più dritte queste spalle. Le mani dietro la schiena», le indica quello che vuole dando leggerissimi colpi con la bacchetta, «Ok, così va bene. Ora ti spiego quello che ti succederà», dice mentre si siede sul divano davanti a lei.
«Voglio conoscerti e farmi conoscere meglio e quindi oggi esploreremo un po' quello che puoi sopportare. Giocheremo con il dolore e con il piacere e poi voglio prepararti con un po' di dilatazione. Hai capito?», «Ok», «No, non "ok". Sì o no», «Sì, padrone», «Ho detto sì o no. Non voglio che mi chiami padrone finché non saprò se hai davvero voglia di tutto questo. Rispondi solo sì o no. Ultimo avviso.», «Sì».
«Ti frusterò con varie fruste. Riceverai cinque colpi con ciascuno attrezzo, via via più forti e tu li conterai. Ti colpirò solo i glutei e l'inizio delle gambe, non ti lascerò grandi segni. Se il colpo dovesse essere troppo forte potrai dirmi 'giallo' o 'rosso' per farmi capire se puoi sopportarlo. Hai pensato a una safeword che mi fermi?», «Sì: 'pietà'», «Non va bene. Mi dirai 'rubinetto'», «Ma non è sexy», «Appunto, non deve esserlo», «Va bene».
Lui si alza, le passa vicino, le carezza il viso e con una voce più gentile le sussurra «Brava», poi scompare alle sue spalle.
Quando ricompare ha in mano delle fasce di pelle e stoffa nera. La fa alzare prendendola per mano e si inginocchia davanti a lei per avvolgere le caviglie con due di quelle in pelle. Si alza e ne usa altre due per i polsi. Sono strette ma non troppo.
La fa avvicinare al tavolo e fissa altre due coppie di fasce (stavolta di stoffa) alle gambe e al telaio dello stesso. La fa piegare in avanti e il suo busto è totalmente steso sul piano del tavolo, le polsiere bloccate da due moschettoni al telaio. Le carezza con le unghie la schiena, arriva ai glutei e poi scende lungo le gambe. Lei ha un attimo di solletico e sposta una gamba, «ferma in posizione», la riprende subito. Quando arriva alle caviglie le fissa assieme.
«Aspettami».
È andato a prendere una scatola che poggia sul divano e da cui estrae una serie di plug che poggia sul tavolo giusto davanti ai suoi occhi. Il primo è molto piccolo, di metallo, come il secondo un po' più grande, poi uno blu morbido ma più lungo. È morbido anche il quarto ma decisamente più grande.
«Uno alla volta proverai questi plug. Tranne il primo. Il tuo culo non ha bisogno di un po' di solletico. Ma prima preparati a essere sculacciata. Pronta?», «Sì»
Ora lei sente la sua mano accarezzare un gluteo, riempirsene. Percepisce il calore di quella mano e poi non più. Un attimo dopo arriva lo schiaffo. È una sorpresa più impressionante per via del rumore che del dolore. «Uno». Ora la mano passa sull'altro gluteo. Stavolta non fa in tempo a concentrarsi sul calore che lo schiaffo arriva più forte. «Ah... due». Il terzo è di nuovo sul primo muscolo e stavolta sente il calore improvviso smorzato dalla carezza che segue. Con il quarto le gambe si piegano, lei deglutisce prima di pronunciare il numero quattro. «Respira», le ordina lui, «e non piegare le gambe». Lei obbedisce e quando arriva la quinta sculacciata non riesce a trattenere un'esclamazione di dolore, ma respira ancora e poi annuncia fiera: «Cinque».
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«Sei stata brava. Vuoi continuare?». Si è chinato su di lei e le carezza il viso e la testa. Il suo sguardo è sempre intenso e lei sente le gote farsi più rosse e il respiro aumenta il suo ritmo. «Sì, voglio continuare». Lui le sorride e avvicinandosi le solleva il viso e la bacia. Poi lo appoggia di nuovo sul piano del tavolo e continua accarezzandole la schiena nuda e il resto del corpo, scendendo ancora verso le caviglie. Sgancia il moschettone che le teneva unite e allarga le sue gambe portandole verso i piedi del tavolo. Altri moschettoni ora le tengono con le gambe divaricate. Se prima i muscoli erano tesi per tenere le gambe dritte e i piedi poggiavano, con i tacchi alti, al pavimento, ora tocca a malapena terra e i muscoli sono tesi perché le caviglie sono legate al tavolo.
La sua mano risale lungo le cosce e la carezza sul sesso.
«Sei bagnata. Mi piace che tu lo sia. Ti prometto che ci sarà molto piacere per te oggi, ma ci arriveremo pian piano. Anche se tutto lascia intendere che tu sia già abbandonata e ti stia divertendo». A queste parole lei si rilassa ancora di più. Anche se non può poggiare saldamente i piedi a terra, sa che non cadrà.
«Un piccolo premio prima di continuare». Lo sente inginocchiarsi dietro di lei, allargarle le natiche e affondare la lingua dentro di lei, in entrambi i suoi buchi. Più lei si lascia andare e si rilassa, più la sua lingua la penetra, più le gambe cedono e i polsi sostengono il suo peso. Sente il piacere crescere ma lui si ferma prima che possa esplodere.
Ora è di nuovo in piedi dietro di lei e le carezza la schiena.
«Adesso iniziamo un nuovo gioco». dice mentre si allontana da lei.
Torna dopo un paio di minuti e poggia, vicino alla fila di plug, la bacchetta con la quale l'ha corretta, un frustino con l'estremità a forma di mano e un flogger con tante strisce di cuoio lunghe una trentina di centimetri.
«Per prima cosa cominciamo dai plug -indica il secondo della fila-, vedi, ora lo detergo -dice mentre spruzza dello spray sul metallo-, e poi lo lubrifico».
Sparisce dalla vista di lei che sente la sua mano allargare le natiche e la punta fredda del metallo poggiare sull'ano. Sente l'oggetto aprirla con facilità. scivolare dentro di lei e poi il muscolo richiudersi. Sente perfettamente l'orifizio stretto sul gambo. Sa di avere un oggetto dentro ma non prova alcun fastidio. Forse un poco il gambo che la tiene un poco aperta ma nulla di più.
«Hai un bellissimo buco del culo. Più tardi ne approfitterò. Ora voglio che tu conosca le fruste. Cominceremo con 'la manina', poi il flogger e per finire il cane. Ricordati di contare»
I primi colpi con quella che chiama 'la manina' sono per lei sopportabili ma più dolorosi delle sole mani. Il colpo è concentrato su una superficie più piccola e ogni colpo è bruciante. Arriva dopo che lui ha accarezzato la pelle che colpirà, un po' come il massaggio con il quale si prepara la chiappa all'iniezione. Lei conta e respira. L'ultimo colpo lo attende con paura e impazienza. Si rende conto che la mente sta concentrandosi sul punto in cui il frustino si scaricherà.
«Brava, davvero molto brava. Non hai usato i colori. Stai bene?», «Sì», «Allora continuiamo ma prima togliamo il plug».
Aveva dimenticato di avere un pezzo di metallo dentro il culo, ma ora lo sente; il muscolo si apre nuovamente, quasi a fatica per poi richiudersi in fretta una volta libero. Tolto quello ne prende un altro blu, che sembra più morbido ma decisamente più lungo. Anche per questo detergente e lubrificante. Poi lo sente dietro: la punta non è fredda e appuntita come prima, il buco è costretto ad aprirsi immediatamente. Lo sente mentre lo spinge dentro. Il culo si allarga piano ma per un tempo molto più lungo. Poi improvvisamente la spinta finisce con il buco ancora dilatato. Un attimo di attesa e poi un ultima spinta che le fa sentire il plug entrare come se fosse il suo corpo a succhiarlo dentro. Sente il muscolo dello sfintere totalmente a contatto con l'oggetto. Lo percepisce anche più profondamente. Ma non c'è dolore, non c'è fastidio. È una presenza.
«Ora ti frusterò con il flogger». Nel dire queste parole afferra lo strumento con le lunghe strisce di cuoio e lascia che queste le carezzino la schiena. È percorsa dai brividi. Le strisce percorrono la colonna vertebrale e questo le piace ma quando le toccano i fianchi prova solletico. Si muove ma non riesce a sottrarsi, legata com'è.
Poi arriva il primo colpo. È leggero ma il secondo, più forte, arriva immediatamente dopo. E a seguire il terzo. «Uno... due... tre... gial...». È tentata di interrompere quella sequenza ma all'ultimo si ferma. Non vuole che lui pensi che sia sopraffatta dal dolore, ma ha bisogno di capire cosa sta sentendo. Lui si è fermato per capire se arriverà anche l'ultima sillaba. Lei respira, respira forte e cerca di capire. Ha sentito le frange della frusta colpirla su più punti a ogni frustata, un bruciore diffuso come serie di piccoli chiodi che le bruciano la pelle per un attimo, lasciando il ricordo sulla pelle calda. «Il primo colpo è arrivato a destra, poi sinistra e poi di nuovo destra - pensa in silenzio -. Il prossimo arriverà a sinistra». Mentre pensa ciò si sposta un po' da quella parte ma lui le mette una mano sul muscolo e chinandosi su di lei le sussurra: «Se vuoi continuare è meglio se ti rilassi». Lei riprende a respirare, percepisce la sua presenza alle spalle, attendono entrambi. Lei si sforza di non pensare alle sue chiappe e afferra il telaio del tavolo. Ha deciso che concentrerà tutta la tensione nelle mani.
Gli ultimi due colpi arrivano veloci, in sequenza, brucianti e lei si perde. Non sa più cosa pensare. La sua mente vaga in quella situazione. Prima in macchina era indecisa se proseguire o tornare indietro, ora è indecisa su quale sensazione esplorare. Deve dire quattro, basta contare subito il cinque? E queste frustate, le stanno facendo male o può continuare? Questa situazione è insensata, da pazzi, ma perché non vuole che finisca? Quando sono arrivati gli ultimi due colpi ha stretto le chiappe e ha percepito il plug opporsi e lo ha sentito ancora di più dentro, con piacere, come se fosse ancora più grande di quanto sia.
È persa in questi pensieri totalmente nuovi e totalmente distanti da tutto quello che affastella la sua testa ogni giorno. È come se fosse altrove ma al sicuro. Si scuote quando lui le sposta i capelli dal viso e la guarda dritto negli occhi. «Cin..que?». Lui sorride e lei risponde al suo sorriso. «Brava». Quella parola e quella carezza la fanno sentire comunque protetta e leggendo la domanda negli occhi di lui risponde: «Voglio continuare».
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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